Misura, equilibrio, armonia, compostezza: queste sono le parole più immediate e ricorrenti quando si prova a descrivere l’opera di Nino Ricci.
L’idea di questa mostra è nata oltre un anno fa da una serie di incontri con Nino Ricci e il fratello Luigi. Nino era entusiasta all’idea di esporre il suo lavoro a San Ginesio, un luogo che durante gli anni d’insegnamento nello storico Istituto Magistrale “Alberico Gentili” aveva apprezzato per la vivacità culturale in quegli Anni ’60, animati anche dalla presenza dell’intellettuale e storico professor Febo Allevi, col quale aveva continuato ad intrattenere nel tempo frequentazione e conversazioni cólte. Lo motivava inoltre il fatto che lo spazio destinato alla sua mostra monografica, il Loggiato dei Lumi, sedesse di rimpetto all’ex cenobio agostiniano, sede delle aule dell’Istituto.
A così pochi mesi dalla scomparsa di Nino Ricci non è facile organizzare una mostra costruendo quel giusto equilibrio tra la storicizzazione del suo lavoro e l’aura magica del suo universo ancora incredibilmente vivo nell’empatia degli amici e in quella specie di museo intimo di cose e oggetti che si è lasciato dietro, e che si respira nella sua casa dI Macerata dal giardino pensile che, tra i ramaggi di sangue della bouganville e i verdi dissonati di rampicanti, spazia lungamente tra i volumi geometrici delle case della sua città e le rotondità sfumate d’azzurro dei Monti Sibillini.