Momenti salienti

Scorri direttamente ai principali avvenimenti nella storia di San Ginesio

Medioevo

La nascita di San Ginesio

XVI° secolo

L'epidemia e la carestia

XVII° secolo

Il trionfo della chiesa e gli esuli

Dal medioevo in poi

476 – 1453

Probabilmente abitato sin dall’epoca romana, San Ginesio sorse nell’attuale posizione elevata a causa del continuo susseguirsi di popolazioni, tra cui Goti, Longobardi e nel X secolo i Normanni. I nobili dell’epoca, vista l’impossibilità di vivere nella pianura adiacente al fiume Fiastrella, furono costretti ad insediarsi nelle colline dove effettuavano le loro battute di caccia. La prima testimonianza della sua esistenza risale al 995 d.C. con il nome di “Castrum Sancti Genesij”, che si pensa sia nato dopo la liberazione da parte dei Franchi di Carlo Magno dei Normanni che regnavano nel territorio.

Gestito a mo’ di Repubblica e, tra il XIII secolo e il XIV secolo, militarmente superiore rispetto ai suoi avversari dell’epoca che componevano la Marca Anconitana, il comune si trovò a fronteggiare una battaglia con i Brunforte di Sarnano e con i Prontoguerra di Ripe San Ginesio. La rivalità con la famiglia ripana, causò a San Ginesio e ai suoi abitanti l’ostilità della Marca Fermana e di conseguenza di Fermo e di altri comuni concorrenti.

A causa di guerre esterne e faide interne, le Costituzioni Egidiane del XIV secolo, promulgate dall’omonimo Cardinale Egidio Albornoz assegnarono il Comune ai duchi Da Varano di Camerino che lo governarono dal 1355 fino al 1434, prima sotto forma di Vicariato e poi di Feudo. Durante il loro dominio, San Ginesio divenne confine tra la Signoria camerte e la Marca Fermana, amplificando maggiormente il cattivo rapporto che vigeva dalle discordie con la famiglia ripana.

La notte del 30 novembre 1377 i fermani guidati da Rinaldo di Monteverde tentarono di assalire e conquistare San Ginesio, ma furono scoperti da una fornaia che stava avviando il forno, conosciuta come Fornarina, che avvertì la popolazione ginesina e portò all’insuccesso dell’imboscata.

Visto l’evolversi dell’antisemitismo in Europa, nella prima metà del XV secolo 220 armigeri arruolati da Papa Gregorio XII e condotti da Rodolfo Da Varano e figli, vennero pagati con una tassazione imposta agli ebrei ginesini. Nello stesso lasso temporale, il comune cacciò i Da Varano dal controllo e dal territorio ginesino, credendo di recuperare l’autonomia persa, ma l’indebolimento della Signoria favorì quella di Francesco Sforza, che ne approfittò per conquistare svariate parti dello Stato Pontificio.

Con la liberazione dei territori da parte di Niccolò Piccinino al soldo del papato, San Ginesio riconobbe la sua appartenenza allo Stato Pontificio, ma tra il 1450 e l’elezione di papa Pio II Piccolomini vi fu però qualche tentativo di restaurare il regime precedente. Ciò portò all’esilio di 300 ginesini, accusati di essere autori del complotto, che si rifugiarono nel territorio di Siena. Vista la loro buona condotta tenuta nel comune ospite, degli ambasciatori senesi si diressero a San Ginesio ed ottennero il permesso per il rientro dei 300 esuli. Da lì, I nuovi ordinamenti municipali vennero redatti con il modello vigente a Siena e furono approvati dal Papa nel 1458.

Età moderna

XVI° secolo

Il XVI secolo debuttò a San Ginesio con una forte epidemia di peste e si chiuse con una letale contaminazione di tifo petecchiale. Il periodo storico fu molto importante per i ginesini, che godettero di un nuovo statuto cittadino, che resterà invariato fino all’Unità d’Italia, di un teatro ligneo per rappresentare le commedie che la gioventù ginesina si dilettava a scrivere e a recitare e per la delibera del Magistrato alla scrittura della storia del comune attraverso l’utilizzo dei documenti dell’Archivio segreto.

Ma quest’evo non fu completamente roseo per la popolazione. La mancanza della manodopera agricola portò ad una carestia e ad una tassazione sul pane, imposta dallo Stato Pontificio, alla quale il castello di Ripe si ribellò causando un periodo di belligeranza decennale. Nonostante la riconferma del dominio pontificio del XV secolo, il comune venne nominato da dei gesuiti in ricognizione come “rifugio dei luterani”.
Né gli ordini religiosi, né il terrore dello stesso Stato pontificio riuscirono a riconvertire gli “eretici”, che per condanna furono imprigionati. In questo primo gruppo furono coinvolti i due fratelli medici Pancrazio e Matteo Gentili, rappresentanti dell’antica aristocrazia ginesina. La popolazione, nel 1581, effettuò una damnatio memoriae nei confronti di Matteo e dei due figli Alberico e Scipione.
Esiliati i due figli trovarono fortuna altrove, rispettivamente ad Oxford e ad Altdorf bei Nürnberg. Alberico divenne Regius Professor all’università di Oxford, mentre Scipione divenne rettore dell’università di Altdorf.

Età moderna

XVII° secolo

Nel XVII secolo, in vista del Giubileo indetto da papa Clemente VIII, i ginesini inviarono a Roma una riedizione della processione “Il Trionfo della Chiesa” che le confraternite locali fecero sfilare durante il Giubileo indetto da papa Gregorio XIII nel 1575. La partecipazione delle confraternite e dei cittadini manifestò la volontà di tornare alla completa sottomissione dello Stato Pontificio. Lo stesso papa ne fu toccato e decretò il dono delle braccia sinistre di Genesio di Roma e di sant’Eleuterio Martire. Mentre l’attività religiosa del secolo venne fatta progredire, visto anche lo “scandalo” che l’eresia causa agli occhi della chiesa, il settore della lavorazione della lana entrò in crisi e fu costretto a limitare il suo commercio solamente nella totalità del territorio controllato all’epoca dal comune. Una ripresa venne attuata modificando gli statuti comunali ed effettuando controlli di qualità lavorativa e materiale.
La serenità dell’evo venne però turbata da un uomo che, attraverso vecchi documenti familiari, scoprì la condanna a morte di un suo antenato a San Ginesio, durante le avversità con Fermo. Egli assoldò mercenari e provò ad attaccare Torre di Morro, baluardo difensivo a confine con Ripe San Ginesio, ma accertato il reale andamento dei fatti, l’uomo venne condannato alla galera.